Democrazia Cristiana - Marche
  Con Andreotti se ne va l'Italia del XX secolo
 


CON ANDREOTTI SE NE VA L’ITALIA DEL XX SECOLO

 

L’UOMO E IL POLITICO NEL RICORDO DI  GIUSEPPE PIZZA, SEGRETARIO DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA.


                                  File:Andreotti 1991.jpg

Uomo di cultura e politico di altissimo profilo, cattolico praticante, bestia nera di una sinistra più giacobina che laica

 

SERVIZIO DI NICOLA DI MONACO
Giulio Andreotti, l’inossidabile, non è più. Se ne è andato in silenzio, lui che della parola aveva fatta la sua arma preferita. Si è spento a 94 anni, nella sua casa, a Roma. La sua vicenda politica ed umana ha attraversato buona parte del ventesimo secolo, protagonista indiscusso della rinascita del nostro Paese e dello sviluppo dell’Italia repubblicana. Giovanissimo, fu il collaboratore più fidato di Alcide De Gasperi. Sette volte Presidente del Consiglio e 22 volte Ministro, Giulio Andreotti aveva uno stile di vita e una capacità tutta sua di stupire amici di partito ed avversari. Il cordoglio che accompagna la scomparsa di Andreotti, i commenti in Italia e all’estero, la sobrietà delle sue disposizioni testamentarie, l’immenso archivio che lascia al Paese, sono il filo attraverso il quale gli storici potranno studiare e ricostruire fatti e avvenimenti, ancora oggi al centro di tormentate vicende mediatiche. Non è un caso che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, abbia detto che “Il giudizio su Andreotti è consegnato alla storia”. La Democrazia Cristiana, attraverso il proprio Segretario Nazionale Giuseppe Pizza, ne ricorda l’inconfondibile tratto umano, la profonda intelligenza politica, lo spessore intellettuale e la capacità di spegnere sul nascere polemiche e controversie con una semplice, fulminante, battuta di spirito. “Giulio Andreotti  - sottolinea Giuseppe Pizza – è stato grande in politica, ma si è superato ancora di più nel tenere testa a tutti i tentativi della sinistra di screditare l’azione della Democrazia Cristiana nel nostro Paese”. Ed aggiunge. “Puntuale e impassibile, in un processo che nelle intenzioni dei suoi avversari ne avrebbe dovuto demolire storia ed immagine, ha consegnato al mondo intero l’idea di una Italia civile e democratica, in grado di sostenere l’urto delle passioni e di controllare gli istinti distruttivi della lotta politica”. Ma è soprattutto sullo spessore di intellettuale e sulla grande capacità di comunicatore che Giuseppe Pizza pone l’accento. “ Sereno, distaccato, senza alzare mai i toni, capace di vivere un’offesa con una parvenza di sorriso, Giulio Andreotti – mette in rilievo Giuseppe Pizza – era capace con un frase breve, detta a fior di labbra, di zittire qualsiasi avversario e di mettere in difficoltà il più consumato degli interlocutori”. “In un Paese, più giacobino che laico , Giulio Andreotti - commenta Pizza – non faceva mistero del suo essere cattolico a tutto tondo, amante dei Padri della Chiesa, ma anche  del mondo classico e delle grandi tradizioni della Grecia e di Roma”. La sinistra italiana - commenta ancora il Segretario della DC - nei suoi confronti ha sempre avuto un atteggiamento ambivalente ed anche quando affondava i colpi proibiti della derisione e del sospetto, non mancava mai, anche se a denti stretti, di ammirarne lo spessore politico e l’intelligenza.
Una delle ultime volte che ero andato a trovarlo nei suoi uffici di Palazzo Giustiniani, parlammo del Movimento Giovanile della DC, (era stato il primo ed il più illustre dei miei predecessori come Delegato Nazionale eletto nel Congresso di Assisi del 1947, battendo Carlo Donat Cattin), poi mi disse:
“Come saprai non ho mai avuto incarichi nella Democrazia Cristina a parte quella di capogruppo della camera dei Deputati.
Ho svolto per la DC solo due incarichi; il primo un viaggio a Bari, mandato da de Gasperi, per convincere Aldo Moro a candidarsi alla Costituente ed il secondo alla fine degli anni 60 per dirimere una controversia nella DC di Palermo e, come vedi, mal me ne incolse.”

 
 
   
 
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