Democrazia Cristiana - Marche
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Il pesarese «più grande tenore del mondo di tutti i tempi»

Mario Del Monaco

Il 16 ottobre ricorre l’anniversario della scomparsa di Mario Del Monaco, «o maior tenor do mundo de todos os tempos», come lo ha definito il critico brasiliano Armando Francisco Marengo, avvenuta nel 1982. Chissà quanti sanno che poté diventare il più grande tenore di sempre grazie - oltre che alla sua bravura ed alle sue doti naturali - alle Marche. Per quanto personaggi «internazionali» come Del Monaco alla fin fine divengono di fatto cittadini del mondo, egli, nato a Firenze, approdò a Pesaro all’età di 13 anni. Il primo atto della sua strepitosa carriera artistica, avvenne a Mondolfo – Marotta, quando aveva 14 anni d’età, e già allora il quotidiano marchigiano per antonomasia, «Il Corriere Adriatico», scrisse che «egli, come oggi si presenta, costituisce un fenomeno che a giudizio di competenti, in un domani non lontano, sboccerà in un artista dalla voce possente». Molti anni dopo, fu ancora Pesaro a salvarlo artisticamente, dopo che il tenore si era trasferito al Teatro Reale di Roma, sconsigliatovi dal farlo dal proprio maestro di Pesaro Arturo Melocchi, il quale temeva che, stante la particolarità della sua voce, nella capitale glie l’avrebbero rovinata. Stava andando proprio così, se non fosse stato per la moglie di Del Monaco, Rina Filippini, anch’essa cantante lirica, la quale insistette con lui affinché tornasse a Pesaro, e convinse il maestro Melocchi a riprenderlo sotto la sua guida artistica (confermando così la tesi per la quale vicino ad un grande uomo vi è quasi sempre una grande donna). Da lì si svolse una carriera unica e straordinaria, che contribuì ad elevare l’immagine dell’Italia nel mondo; basti ricordare che nel ’59 i suoi fans di Mosca, in piena epoca dittatoriale comunista, gridarono sotto il suo albergo «Viva l’Italia», o che l’Imperatore del Giappone, nel ‘58, contravvenne per la prima volta al rigidissimo protocollo, per andare ad ascoltarlo a Tokio. Oggi le spoglie di Del Monaco riposano a Pesaro, avvolte in un costume di «Otello» da lui stesso disegnato, dove ad evidenziarne la memoria, su di esse è stato realizzato un monumento sepolcrale da parte di Giò Pomodoro. Grazie Mario; i marchigiani, quand’anche in questo periodo di grave crisi economica indotta dall’Euro, avessero a temere nel proprio futuro od a perdere fiducia in se stessi, troverebbero senz’altro notevolissimo esempio in te, così come in tanti altri marchigiani straordinari che hanno dato grande lustro alla nostra meravigliosa regione.


 


RISPOSTA A SUSANNA BARBONI (ED AL PROFESSOR ENRICO MARIA TACCHI)

«Prima della riga nera l'euro c'era gia' da 5 anni e la linea che dici tu era tutta in salita...perche'????» (Susanna Barboni);

«No non dimostra niente. In un sistema multifattoriale le relazioni causa effetto non sono deterministiche.» (Enrico Maria Tacchi)

Grazie ad entrambi per le vostre fondate osservazioni. Per quanto riguarda quella di Susanna, il fatto è, a titolo d’esempio, che quando qualcuno dovesse ammalarsi di una qualche malattia potenzialmente mortale, tipo il cancro, all’inizio continua a stare bene e spesso nemmeno se ne accorge. Ma gli effetti sofferenti e/o letali gli verranno fuori più avanti. Riguardo alla altre linee del grafico, BEN PIÙ IN ALTO DI TUTTI SI TROVA LA SVEZIA, LA QUALE NON HA MAI ADERITO ALL’EURO; poi segue la Germania, che ha tratto i maggiori vantaggi dall’Euro, a scapito degli altri fra cui noi (ma su questo, se vorrai, potrai avere tutti gli approfondimenti non appena avrò terminato il mio studio sull’argomento); a seguire, troviamo il Belgio e la Francia, che seppur più «fiacchi» della Germania, stanno comunque meglio di noi. La linea blu riguarda il Regno Unito, quindi di nuovo un Paese che non ha mai aderito all’Euro («L’Euro è un pericolo per la democrazia, sarà fatale per i paesi più poveri. Devasterà le loro economie», disse profeticamente Lady Margaret Thatcher, ex Premier del Regno unito, nel 1990), mentre la linea tratteggiata rappresenta la media di tutti i paesi dell’Unione europea, quindi anche dei dieci (sui ventotto totali) che non fanno parte dell’area Euro. Purtroppo, per noi l’Euro è un cancro, ma la cura per fortuna c’è, e si chiama Lira. Vorrei pure quì rispondere all’amico DC di Busto Arsizio, Prof. Enrico Maria Tacchi, Docente e Direttore della rivista ULTRA (Urban Life & Territorial Research Agency) presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; ha ragione quando scrive che in un sistema multifattoriale le relazioni causa effetto non siano deterministiche, ma erra quando scrive che il grafico in oggetto non dimostri niente; nell’attuale contesto economico invece, eccome se dimostra, perché il fattore di gran lunga più importante, il quale potremmo dire che stia a monte, e che oggi è divenuto addirittura decisivo per tutti gli altri (fattori), è proprio l’Euro: una moneta controversa e sballata, una valuta artificiale, una sorta di mostro economico – finanziario vistosi mai prima. Per terminare questo post, poiché mi pare ci cada a pennello, presento a seguire una poesia che ho scritta sotto ferragosto sull’argomento, portata con me giovedì sera per la chiusura delle serate musicali estive del duo «Jimbaran» («Toni’s» Contini e Paola Ludovici) degli «Alter Ego», al Camping Blu di Senigallia (e congratulazioni alla cuoca Valentina; ci ha fatto una matriciana favolosa: guanciale scelto, pecorino romano e pasta De Cecco. Non vorrei ritrovarmi con una mezza chilata in più di peso corporeo….). Ah, dimenticavo, è stato pubblicato giusto sempre giovedì, 28 agosto, l’ennesimo articolo, stavolta del «Telegraph», il quale dice che l’Italia di Renzi dovrebbe uscire dall’Euro. Renzi è un incompetente di economia (e il Ministro Padoan, su questo tema, è decisamente in ritardo culturale), lo scrivo da tempo; finalmente qualche giornale, seppur con delicatezza, glie lo sta dicendo….
Grazie ancora a Susanna ed al Professor Tacchi per le loro stimolanti puntualizzazioni. 


Sessantesimo anniversario della scomparsa: De Gasperi, «Uomo della Provvidenza»?

Sessant’anni fa, il 19 agosto del 1954, ci lasciava Alcide De Gasperi, il più importante Statista della Democrazia Cristiana e della Repubblica italiana, principale artefice della rinascita del nostro Paese. Secondo l’illustre pensatore siciliano Padre Gioacchino Ventura, un mentore di Luigi Sturzo, «…il Dio crea i grandi uomini non per l’utilità di un sol tempo e di un sol popolo, ma per l’utilità di tutti i popoli e di tutti i tempi; l’uomo di genio perciò appartiene a tutta l’umanità». Assumendo come vera questa intuizione di Padre Ventura, ne consegue che De Gasperi risponderebbe certamente a queste caratteristiche, e veramente egli potrebbe esser definito, come qualcuno ha fatto, «Uomo della Provvidenza». In effetti, il nostro grande Statista fu determinante non solo per l’Italia, ma, con l’occhio della storia, senza dubbio e quanto meno anche per l’Europa, dovendosi considerare il ruolo basilare di Padre fondatore dell’Unione europea che egli ebbe, insieme ad altri due leader politici cristiani europei, il francese Shumann ed il tedesco Adenauer. Tale spirito di collaborazione (europea) continuerà a svilupparsi per decenni, anche se, purtroppo, questa opera paziente e lungimirante dei padri fondatori dell’Europa sarà sconvolta e fortemente compromessa dai leader politici «euristi», appunto con l’adozione dell’Euro. C’è un episodio della vita di De Gasperi che dice molto di lui: quando, nello stallo politico determinatosi subito dopo il referendum Monarchia o Repubblica, e con il conseguente rischio di una guerra civile, egli andò direttamente a parlare con il proprio «nemico numero uno», il Re Umberto II, e questi, dopo il colloquio, decise di lasciare l’Italia; pensate De Gasperi che personalità, che forza di coscienza, che consapevolezza delle proprie ragioni! Per non dire di quando poi, da «Premier», farà un discorso memorabile alla Conferenza di Pace di Parigi del 10 agosto 1946 con il quale, da un giorno all’altro, riabiliterà la nostra nazione nel mondo, ricollocandola dignitosamente nel contesto internazionale; o di quando, nel gennaio del 1947, andrà in America e otterrà il primo prestito di 100 milioni di dollari per iniziare a  ricostruire l’Italia. D’altronde, non ci sarebbe troppo da stupirsi di tutto questo, quando un grande leader politico trae le proprie convinzioni supportato dall’ispirazione cristiana. Ove l’Italia potesse di nuovo contare su uomini così, il nostro futuro non potrà che essere ancora magnifico.

Franco Rosini, Coordinatore regionale Marche della Democrazia Cristiana
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RISPOSTA A SUSANNA BARBONI (12 agosto 2014).

«Franco scusa ma tu sei legato a un partito che era fatto da uomini.
Credi che gli altri leader politici fossero da meno???
Da Almirante a Moro alla Iotti....ma che erano forse come i politici di oggi??
E la gente comune??? Era forse superficiale come i nostri 40enni di oggi, che aspettano il fine settimana per bere e fare i deficienti in giro per locali??!
Ma va la'....e' la persona che non e' piu' come era 40 anni fa....non il nome del partito...
Che poi se non ricordo male negli ultimi tempi non mi sembra che sia stato cosi' pulito....»


(Luigi Sturzo)

Grazie Susanna per il tuo contributo. Anzitutto, occorrerebbe distinguere: Aldo Moro era della Democrazia Cristiana. Riguardo alla tua prima domanda, la mia risposta è: sì, gli altri leader politici erano sicuramente da meno. Giorgio Almirante e Nilde Iotti da te citati, ad esempio, che sul piano individuale erano politici di assoluta integrità morale, appartenevano a due culture politiche (post fascista il primo, comunista la seconda) condannate definitivamente dalla storia poiché totalmente fallimentari rispetto agli obiettivi che si erano prefisse, e perché tragiche per le terrificanti disastrose conseguenze umane e sociali che hanno provocato. Scriveva Luigi Sturzo, dopo averlo ben argomentato, che «la democrazia o è cristiana (nel senso etico, perché l’etica più elevata è semplicemente cristiana), ovvero non è democrazia». La gente comune? Un tempo era certamente assai meno superficiale, come affermi, di molta di quella di oggi: tuttavia, politicamente e culturalmente, secondo me ciò dipende ancora una volta dalla cessazione della presenza politica della Democrazia Cristiana, poiché, come spiega il mio amico Alberto Alessi in una sintesi del pensiero degli illustri siciliani Luigi Sturzo e Gioacchino Ventura: «nel Cristianesimo vi è il fulcro vitale della Democrazia e senza di esso diviene un pretesto, una menzogna, un’impostura mascherata di libertà». Veniamo infine alla tua ipotesi che negli ultimi tempi il partito della Democrazia Cristiana non sia stato così pulito; il partito? Ma non hai scritto poco prima che esso è fatto di uomini (e donne, logicamente)? Perciò, se tizio, o caio, o sempronia, od anche tutti e tre, siano stati poco puliti, cosa c’entrano con loro le altre migliaia di esponenti democristiani che hanno invece agito con rettitudine, contribuendo fondamentalmente a portare l’Italia fra le prime potenze politiche ed economiche mondiali? Cosa c’entrano i democristiani di oggi, i quali faticosamente, non attraverso un partito, bensì «…un movimento ideale che, lungi dal chiudersi in uno schema partitico, si poneva come motivo di fermento: pressione tendente ad accoppiare Democrazia e Cristianesimo per attuare una vera rivoluzione capace di dare agli uomini “l’autentica dimensione umana”» (Alberto Alessi), cercano di cambiare in meglio l’Italia? E non sei stata proprio tu a dire che la gente comune di oggi è superficiale, che i quarantenni di oggi (non troppi e non tutti, fortunatamente) aspettano il fine settimana per bere e fare i deficienti nei locali? Non è, questo, un evidente e ricorrente esempio dello spirito pagano perpetuatosi nei tempi, il quale non è altro che «lo spirito d’epicureismo abietto e di sensualismo pratico che genera la passione febbrile d’uguaglianza materiale del benessere e dei godimenti fisici» (Gioacchino Ventura)? Perciò, come puoi non cogliere l’evidente correlazione esistente fra questo degrado morale della società civile italiana e l’interruzione della guida culturale di essa ad opera di quel partito di uomini straordinari che è stata la DC? Ed osserva tu stessa, se vuoi, l’impressionante attualità di quest’altra citazione di Sturzo, risalente al 1901: «La crisi sociale è principalmente una crisi religiosa e morale combinata con la crisi economica, effetto precipuo del liberalismo. Il quale si riassume nei fenomeni di disgregazione e di stacco: della ragione dalla fede (liberalismo scientifico o razionalismo); degli individui dai naturali organismi – famiglia, classe, comune – (liberalismo sociale); dell’economia dalla giustizia sociale e dalla morale (liberalismo economico)». 

Li spazzeremo via nell’impetuoso ed inarrestabile torrente della storia, cara Susanna: Berlusconi, Grillo, lo stesso Renzi, tutti questi pseudo statisti che si sono succeduti in questi oltre vent’anni di nostra assenza (non tuttavia a loro dovuta), credendo di poter modellare l’Italia a loro uso e consumo, ignorando l’esperienza e l’insegnamento dei grandi statisti democristiani, poiché, come direbbe ancor oggi Padre Gioacchino Ventura, «il movimento, lo slancio dei popoli verso un regime cristianamente libero e liberamente cristiano è sì universale e sì possente che spezzerà tutto ciò che gli si vorrà opporre per arrestarlo; che i pericoli del cammino non faranno che sospendere questa marcia dello spirito umano; che allo stolido e vano tentativo della umana politica di attraversare questa marcia, bisogna sostituire il consiglio della saviezza e della carità cristiana, il consiglio di dirigerlo, santificarlo…». Senti come ci cade ancora d’incredibile attualità, quest’altra citazione di Sturzo: «Oggi che in Europa c’è tutto da rifare, l’avventura democratica è in gran parte nelle nostre mani…. ma i democristiani potranno adempiere al loro compito…. solo se saranno fermi nel rispetto della libertà, anche quando sembra che la libertà torni a loro danno e fermi nella rigidità morale, nella vita pubblica e privata anche quando ciò imponga colpire gli amici e collaboratori; fermi nella difesa del diritto sia per i deboli sia per i forti sotto l’insegna della legge uguale per tutti senza più leggi di partiti o di classi. E se verrà l’ora del pericolo, i primi a difendere libertà e diritto, paese e popolo, siano i democratici cristiani».

Non ho finito, perché intendo aggiungere che le cose non andranno più nel modo che espresse lo scrittore inglese Gilbert Keith Chesterton (l’ideatore di Padre Brown): «Credo che la vera storia dei pionieri cattolici sia sempre la stessa: giungere primi e poi essere dimenticati»; nient’affatto! I cattolici continueranno sì ad arrivare primi, ma non saranno certo dimenticati; garantito!

Un abbraccio, e grazie ancora Susanna per il tuo contributo. Franco Rosini
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QUANTO STA SUCCEDENDO NEL NORD DELL’IRAQ, CON L’ENNESIMO GENOCIDIO AD OPERA DEI FONDAMENTALISTI E/O TERRORISTI ISLAMICI, CON SEPOLTURA DI DONNE E BAMBINE VIVE, NON PUÒ ESSERE TOLLERATO! BALZANI, IL PREMIER KURDO, CI HA CHIESTO AIUTO; MA MENTRE MOGHERINI (MINISTRO DEGLI ESTERI), RISPONDE «STIAMO VALUTANDO…», PENSO CHE INVECE DOVREMMO RISPONDERE CHE SIAMO PRONTISSIMI AD AIUTARE IL GOVERNO KURDO A DIFENDERE QUELLE PERSONE INERMI ED INDIFESE DALLA BARBARIE «ISLATERRORISTA» O «FONDAMENTALISLAM» (VIRGOLETTATI MIEI). PERSONALMENTE, SAREI PRONTO ANCHE AD ESSER RICHIAMATO ALLE ARMI PER DIFENDERE I NOSTRI FRATELLI IRAKENI, DI CUI MOLTI CRISTIANI, DALL’ORDA FONDAMENTALISTA ISLAMICA!


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Ce l’avesse Renzi, o ce l’avessero avuta Letta, Berlusconi, Monti, D'Alema o Prodi, la personalità e la cultura di Putin; ma quando mai!



 
   
 
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