Democrazia Cristiana - Marche
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L'appello ai "liberi e forti" (di Marco Romano)

Con pura passione, sin da giovane, ho aderito all'appello pronunciato da don Luigi Sturzo il 18 gennaio 1919. Oggi, a novantatré anni dalla sua pubblicazione, l'appello ai "liberi e forti" risuona ancor vivo e fermo, non solo nel suo impianto ideologico, ma anche e soprattutto sul piano del costruito politico. Se lette con animo ritrovato quelle parole non si mostrano affatto come un ricorso ciclico di eventi già vissuti, ridondanti come un eco nella storia degli uomini, bensì come un programma di idee e politica degli uomini per gli uomini che, nella sua lungimiranza, ha ancora in gran parte da realizzarsi. 

Ha da realizzarsi nel passo in cui Sturzo ci ricorda che le giuste rivendicazioni nazionali sono però seconde ai "supremi interessi internazionali", che dovevano saldarsi nel vincolo di quell'organismo che più in là avrebbe preso il nome di Nazioni Unite. Quella Società delle Nazioni ancora da attuarsi pienamente, per diventare quel sistema terzo e garante della coesistenza non solo pacifica, ma di una comunità proficua. «Il programma politico morale delle genti cristiane» non è il frutto di una lettura storica del periodo contemporaneo a Sturzo, è un modello. Un modello che non è soltanto valido per la sua natura universalistica, ma lo è ancor più perché ricalca pienamente quei principi irrinunciabili e inviolabili sanciti dalla dichiarazione universale dei diritti degli uomini, che non sono affatto un'interpretazione labile di un'epoca, ma una definizione risolutiva dell'essere umano, definizione che tale dovrà leggersi in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni epoca. 

Il modello cristiano non è un catechismo applicato alla politica; è il fondamento da cui è sorta la moderna concezione della politica, dove è scoccata la scintilla da cui è scaturita la libertà individuale, la determinazione dell'individuo, l'uguaglianza sociale, la solidarietà civile. In realtà il concetto morale di politica ed il modello cristiano sono del tutto sovrapponibili, mai in concorrenza.

Attuale anche l'idea dello Stato: «A un Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo, sul terreno costituzionale, sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private». Riportare l'economia a un aspetto più prettamente mercantilistico e umano, favorire la nascita di banche cooperative che privilegiano e aiutano l'economia locale rispetto alle grandi istituzioni finanziarie così lontane dalla quotidianità dell'uomo in quanto tale, ebbene, queste sono le grandi lezioni che ancora oggi, soprattutto alla luce della gravissima crisi economica internazionale ci vengono dal pensiero di Sturzo. In questi giorni d'incertezza e precarietà internazionale, questa dichiarazione di libertà si rivolge nuovamente agli uomini forti per il coraggio che essi covano di spendere tutto per raggiungere l'auspicata libertà. 

Marco Romano (componente ufficio politico e direzione nazionale DC)

 
   
 
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