Democrazia Cristiana - Marche
  Aborto e obiezione di coscienza
 

Aborto e obiezione di coscienza; la Democrazia Cristiana esprime solidarietà ai dieci medici obiettori di Jesi

Jesi, 15 settembre 2012.

La scelta dei ginecologi dell’ospedale di Jesi di esercitare il proprio diritto a non praticare aborti, e la reazione che tale scelta ha provocata, riporta il tema della soppressione dei nascituri all’attenzione delle coscienze. Di fronte alla decisione dell’equipe medica jesina di difendere la vita del più debole fra gli esseri umani, vale a dire il nato non ancora partorito, ed alla reazione di quelle parti politiche e sindacali prontissime a strumentalizzare il fatto in nome del diritto al servizio dell’interruzione di gravidanza, è triste rilevare il silenzio di quanti si dicono a favore della vita umana e del diritto naturale delle donne a poter portare a termine la propria gravidanza anche contro le avversità di ogni genere.

Mi riferisco agli eletti politici cattolici: il loro silenzio è grave. Tanto di quelli dell’UDC che dell’area cattolica del PD. Questi ultimi due gruppi, per non aver problemi con le alleanze a sinistra sul tema dell’aborto (che, a mio avviso, rappresenta il più grande genocidio inconsapevole della storia), preferiscono ipocritamente tacere.

La Democrazia cristiana ritiene invece che la scelta dell’obiezione può aiutare a sopperire allo storico fallimento della legge 194 - che ha resa legale l’interruzione di gravidanza, oggi facilitata dalla rapidità delle moderne tecniche d’intervento - fallendo però troppo spesso nell’aiutare le donne a risolvere i problemi che dovessero indurle ad abortire. Di fronte all’obiezione dei medici, chi fosse orientata ad interrompere la propria gravidanza potrebbe decidere di riflettere ulteriormente su questa eventualità, comunque traumatica, ed essere sostenuta meglio nel superare le situazioni di disagio. 

E' poi stupefacente che l’Assessore regionale alla sanità abbia subito chiesti chiarimenti sulla situazione creatasi a Jesi, e che da altre parti si siano sollevate voci di protesta con tanto di manifestazioni, mentre nessuno si sia degnato di domandare all’equipe ginecologica jesina il perché di una scelta così unanime.

I tempi cambiano; il 1978, anno della 194, è ormai lontano. La cultura dominante di allora che condizionò il varo di quella legge è fortunatamente al tramonto, mentre l’inadeguatezza della legge medesima appare ormai palese. Per i cattolici è giunto forse il momento di riaprire questo capitolo della nostra storia, senza continuare ad occultarlo dietro la falsa coscienza della convenienza politica.



Aborto e obiezione di coscienza (2): la vera questione è politica. La risposta della Democrazia Cristiana al comunicato della Rifondazione Comunista

Jesi, 20 settembre 2012.

Siamo grati al comunicato avverso della Rifondazione Comunista riguardo all'opinione che la Democrazia Cristiana ha espressa circa la vicenda dei medici obiettori di Jesi. La loro posizione è sempre stata questa, che addirittura arriva a definire “retorica oscurantista e medievale” l’aver difeso il diritto alla vita del nascituro, nonché quello della madre di poter portare a termine la propria gravidanza anche contro le situazioni di disagio che potrebbero indurla ad abortire. La sinistra ha sempre avute tali posizioni e le rispettiamo, ma appunto per questo la vera questione è politica. Poiché la legge 194, ancorché avallata allora da un Referendum, è da ritenersi ormai superata e quindi da rivedere, il problema è rappresentato dai cattolici dormienti che governano insieme alle sinistre. Il comunicato di Rifondazione dimostra ulteriormente (in ciò sta la nostra gratitudine ad esso) di come chi ha una concezione laica e cristiana della vita e della società, non possa condividere con le sinistre l’alleanza politica; esso evidenzia che le sinistre non possano rappresentare in alcun modo, per i centristi di area cattolica, la prospettiva per un’aggregazione di Governo. Tanto più se, in vista delle prossime elezioni politiche, parliamo di Governo nazionale. Lo diciamo agli esponenti dell’UDC, nonché ai cattolici del PD ed agli altri eventualmente dispersi altrove…
 

Come puntualizzò Giovanni Paolo II, anche quando non fosse possibile scongiurare completamente una legge abortista, occorrerebbe almeno agire per limitarne i danni e diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica. È in questo che il campo politico d’ispirazione cristiana è mancato negli ultimi decenni: sul piano della promozione di una cultura alternativa alla concezione materialista della vita umana che ne nega l'inviolabilità e la sacralità. 

Personalmente sono convinto che non fu tanto la vicenda di tangentopoli a determinare il crollo e la sospensione della presenza politica della Democrazia Cristiana, quanto piuttosto l'aver questa, ad un certo punto, allentato sui pertinenti principi di riferimento, sugli attinenti valori della stessa ragion d’essere. La DC non avrebbe mai dovute trascurare le idee fondamentali che ne ispirano l’azione politica e giustificano la propria esistenza. I tempi cambiano, ma la verità resta, anche quando sembra che tutto vada contro di essa. Tuttavia, a causa del proprio eccessivo realismo politico di responsabilità di potere, del voler essere forza politica aggregante da aspirare a portar dentro quasi tutti, essa finì con l’accantonare i temi autentici della vita comunitaria originati dal Cristianesimo e sviluppati dalla Dottrina sociale della Chiesa. Fu un errore storico gravissimo, soprattutto per le conseguenze che ne subì poi il Paese, il quale perdette la guida culturale e politica di questo Partito straordinario. 

E allora che fare? Non c’è che una soluzione: costruire finalmente in Italia il Partito Popolare Europeo. Solo questo potrebbe rimettere politicamente le cose a posto, ridando a tutti i moderati italiani quella casa perduta, un tempo rappresentata dalla Democrazia Cristiana.

Franco Rosini, Coordinatore regionale Marche della Democrazia Cristiana
(
democraziacristianamarche@gmail.com)

 
   
 
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